Tutti i contratti di lavoro, a prescindere dalla tipologia in questione, sono strumenti fondamentali per definire al meglio il rapporto giuridico tra lavoratore e datore di lavoro. Parliamo, dunque, non solo di una documentazione obbligatoria per legge, ma anche e soprattutto di un valido modo attraverso il quale regolare l’insieme dei diritti, delle responsabilità e dei doveri di tutte le parti coinvolte.
A proposito di questo, è importante specificare che non tutte le aziende sono uguali. Ognuna ha le sue disponibilità economiche, le sue esigenze sul mercato, le varie dinamiche date dal singolo contesto. Tutti elementi da cui dipende la scelta di una certa tipologia di contratto lavorativo.
Ma quanti tipi di contratto di lavoro esistono? Quali sono le opzioni migliori in base alle esigenze del lavoratore e dell’azienda?
Ecco una rapida guida dedicata all’analisi di tutti i contratti di lavoro esistenti.

Cos’è un contratto di lavoro?
Prima di addentrarci nelle varie tipologie di contratto, cerchiamo di dare una definizione. Per contratto di lavoro si intende un accordo sottoscritto tra datore di lavoro (o agenzia per il lavoro) e lavoratore che, a prescindere dalla sua tipologia, contiene i seguenti dati:
- Tipo di lavoro che si andrà a svolgere, comprese tutte le esatte mansioni e attività che ci si aspetta dal lavoratore;
- Dati del lavoratore;
- Dati dell’azienda, a partire dalla sua sede fino al preciso luogo di lavoro in cui il dipendente andrà a svolgere il suo impiego;
- Retribuzione ed eventuali benefici economici;
- Termini e Condizioni del rapporto lavorativo.
Il suo obiettivo? Ovviamente quello di tutelare e proteggere entrambe le parti coinvolte, a patto che sia redatto in modo corretto. Del resto, stando a quanto prevede la legge, le aziende possono comprendere nel contratto anche accordi di riservatezza, esclusività e di non concorrenza. Quest’ultimo per precludere agli ormai ex dipendenti di lavorare per un concorrente diretto subito dopo un certo periodo di tempo, fissato per legge, dalla fine del rapporto di lavoro.
Detto questo, quali sono le tipologie di contratto nel 2023? Quante ne esistono e quali sono le rispettive peculiarità?
Cerchiamo subito di fare chiarezza.

Contratti di lavoro: ecco tutti i tipi esistenti
Come già anticipato, nel nostro Paese ci sono diverse tipologie di contratto lavorativo, distinte in base al settore in questione e a quanto previsto dal CCNL, il contratto collettivo nazionale del lavoro.
In linea generale, il contratto lavorativo può appartenere a due macro-categorie:
- subordinato
- parasubordinato
Partendo dal contratto parasubordinato, si tratta di una tipologia che, un po’ come il lavoro a progetto, si presenta come un ibrido con tratti riconducibili al lavoro subordinato e quello autonomo. Esso, infatti, prevede una prestazione lavorativa dietro presentazione di una ricevuta di pagamento, e dunque di un compenso.
Nel primo caso, invece, nei contratti subordinati, il lavoratore dipendente fornisce il proprio lavoro all’azienda, pubblica o privata, in cambio di una certa retribuzione. Nel rapporto previsto dal contratto, entrambe le parti hanno dei diritti e dei doveri da rispettare.
A loro volta, i contratti subordinati possono essere:
- A tempo indeterminato
- A tempo determinato
- Di apprendistato
- Di lavoro intermittente
- Contratti di somministrazione
Analizziamo insieme ogni forma di contratto citata.
Contratti di lavoro a tempo indeterminato e determinato
Il contratto a tempo indeterminato è forse la tipologia più ambita dai lavoratori negli ultimi anni. Questo perché è in grado di offrire più garanzie, più tutele ma soprattutto più stabilità sul lungo periodo. D’altro canto, sarebbe comunque scorretto definirlo senza scadenza temporale. Infatti, dal 2015, attraverso il Jobs Act, sono stati introdotti i contratti a tutele crescenti, i quali prevedono modifiche importanti nelle norme di licenziamento.
Al contrario, nei contratti a tempo determinato, il rapporto lavorativo prevede una durata temporale precisa, molto spesso stabilità in base a periodi di alta produzione, stagionalità, ecc.
Sulla stessa linea, a proposito dei contratti a tempo indeterminato, esistono delle tipologie finalizzate alla formazione e all’occupazione dei giovani: i cosiddetti contratti di apprendistato.
Contratti che prevedono appunto un primo periodo formativo seguito, in accordo tra le parti, di una sua evoluzione in contratto a tempo indeterminato. Nel dettaglio, il contratto di apprendistato riguarda i giovani fino ai 29 anni di età e si distingue in 3 tipologie:
- Apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale, rivolto ai giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni, spesso impegnati in percorsi formativi scolastici.
- Apprendistato professionalizzante, che riguarda i giovani dai 18 ai 29 anni e se in possesso di qualifica professionale, ma anche i giovani a partire dai 17 anni.
- Apprendistato per l’alta formazione e ricerca, dedicato alle persone in cerca di lavoro dai 18 fino ai 29 anni. L’obiettivo è acquisire un diploma di istruzione secondaria, una laurea, un master, dottorato di ricerca o praticantato per l’accesso agli ordini professionali.

Cos’è il contratto di lavoro part-time?
I contratti di lavoro part-time, che possono essere a tempo indeterminato o determinato, sono quelli che prevedono principalmente dalle 16 alle 40 ore settimanali. In realtà, viene calcolata una percentuale sulla base delle ore di lavoro settimanali previste dal CCNL. Se si ha un part-time con 28 ore settimanali, ad esempio, la percentuale risulta essere del 77% circa. Detto questo, è possibile distinguere 3 tipi diversi di part-time:
- Orizzontale, se il dipendente è operativo tutti giorni la settimana, per lo stesso numero di ore (di solito 4 o 5);
- Verticale, se il dipendente lavora full-time in alcuni giorni della settimana;
- Misto, se l’operatività del lavoratore è una combinazione delle due precedenti (alcuni giorni a tempo pieno, altri ridotti).
Con il contratto part-time si hanno gli stessi diritti di un dipendente assunto a tempo pieno per quanto riguarda la durata dei congedi, le modalità di maturazione delle ferie e i diritti sindacali. Inoltre, si possono stipulare più contratti part-time. Il vantaggio principale è di lasciare tempo libero a disposizione per svolgere altre attività e di ricevere una retribuzione commisurata alle ore di lavoro svolte.
Forme contrattuali in Italia: il contratto di somministrazione
Così come quello part-time, i contratti di somministrazione possono essere indeterminati o determinati. In essi, sono tre le parti coinvolte. Oltre al datore e il lavoratore, infatti, troviamo l’agenzia per il lavoro (il somministratore), incaricata di ricercare e selezionale il personale, ovviando a tutte le pratiche burocratiche per conto delle parti coinvolte.
In questo caso, il lavoratore viene assunto e retribuito dall’agenzia autorizzata. La stessa che si occupa di versargli i contributi e che verrà rimborsata dal datore di lavoro con l’aggiunta di una percentuale prefissata. Un tipo di contratto, questo, altrettanto vantaggioso per le aziende, dato che risponde alla loro esigenza di flessibilità sia a breve che a lungo termine. Di fatto, l’impresa esercita a tutti gli effetti il potere di direzione e controllo sul lavoratore, evitando tutti i costi economici e burocratici legati alla ricerca, alla selezione e all’assunzione dei nuovi dipendenti, così come la gestione amministrativa del rapporto di lavoro.
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